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©Copyright. Estratto dal testo di Daniele Trevisani “Psicologia della libertà. Liberare le potenzialità delle persone”. Roma, Mediterranee. Articolo estratto dal testo e pubblicato con il permesso dell’autore.

Corazze emotive e corazze muscolari. Scopriamo il contrario della “forza” e una via per la libertà vera

Con il termine di “corazza” sviluppato da Reich, si indica una modalità con cui si manifesta, in modo fisico e mentale, la repressione emozionale.

Reprimere le emozioni come indica il termine stesso, produce uno scudo sia fisico che mentale dietro il quale la personalità, la “verità” di noi stessi, si nasconde per proteggere l’individuo.

La corazza ha la tendenza a “fossilizzarsi” e a non accompagnare in modo armonico lo sviluppo dell’individuo durante il corso della vita.

È in questa fase che la corazza cessa di svolgere il suo ruolo primario di difesa e si trasforma in una mera “zavorra” che limita la libertà e la felicità dell’individuo.[9]

Abitare davvero un corpo significa “sentire pulsare” il proprio corpo e coglierne le “sensazioni sottili”, non nascondersi da esse. 

Parliamo di sensazioni sottili, perché le sensazioni forti come il picchiare la testa contro un palo, avere la febbre alta, avere enorme senso di fame, avere grande desiderio sessuale, sono troppo evidenti, e possono diventare terreno di ricerca solo dopo avere esplorato quelle sottili. 

Il contatto con il corpo è un territorio delicato. 

Sentire il  respiro, sentire i muscoli contrarsi e distendersi, capire e sentire cosa provo quando mi alleno o mi muovo, sentire i dettagli della nostra flessibilità articolare, percepire lo stato di forma muscolare e aerobico, è qualcosa di molto superiore al mangiare-lavarsi-dormire che spesso costituisce l’unico “trattamento” che riserviamo alla nostra “carcassa”. 

Anche se facciamo palestra o attività fisica, non è detto che abbiamo mai riflettuto sul concetto di “corazza muscolare” e “corazza caratteriale”.

La corazza muscolare rappresenta, diversamente da quanto possa apparire, il contrario dell’essere forti. Comprende tutte le nostre contratture involontarie, le contratture cervicali che ci provocano poi mal di testa, la contrattura dei muscoli della mandibola che abbiamo sotto tensione. Le contratture determinano una posizione chiusa, di difesa, che provoca persino deformazioni della postura e tanti altri danni.

Persino durante una telefonata possiamo notare che è facile arrivare ad avere crampi o dolori al braccio o spalle o trapezi, perché la tensione emotiva si è trasformata in tensione muscolare, senza che ce ne accorgiamo “durante”. Questa tensione si scioglie solo al termine della telefonata. Allora, e solo allora, capiamo di avere avuto una tensione cronica o acuta, silente, ma esplosiva appena “cediamo” e cala lo stress.

Lo stesso accade per interi brani di giornata, ad esempio la riunione in cui inspiegabilmente abbiamo le ascelle sudatissime pur non facendo attività fisica cosciente, e molti mal di testa di origine sconosciuta ma correlabili alla corazza muscolare.

La corazza caratteriale è un altro grande nemico. A forza di proteggerci dagli attacchi del mondo esterno “cattivo” e ingiusto, ci irrigidiamo al punto da diventare rigidi caratterialmente, con tutto e tutti, anche con chi non lo merita, e anche nelle situazioni in cui ci farebbe bene invece essere completamente rilassati, comodi, tranquilli.

Relazionalmente, diventiamo assertivi e persino aggressivi anche quando potremmo essere calmi, sereni e disponibili. Finiamo per far male alle persone cui vogliamo più bene o che vogliono più bene a noi.

La libertà è “mettere su la corazza” quando siamo contornati da pericoli, e farlo in modo assolutamente cosciente e consapevole, e liberarci da quel peso quando non serve. Questa è libertà di “essere”, libertà fisica ed esistenziale.

Altrimenti, le energie che dovremmo spendere nella vita, se ne andrebbero tutte in “alimentazione permanente della corazza” e di noi rimarrebbe poco meno di niente.

Il lavoro sulla “corazza” si deve agli studi pionieristici di Reich[1], che identificò sette segmenti della corazza, con caratteristiche specifiche:

  • oculare
  • orale
  • cervicale
  • toracico
  • diaframmatico
  • addominale
  • pelvico.

Ogni segmento, inoltre, è composto da tre strati che, dal più superficiale dal più profondo, sono:

  • la facciata
  • lo strato secondario o intermedio
  • il nucleo.

Ciascuno strato contiene specifiche possibili “patologie” e “gradi di libertà”. 

Secondo Reich, ad ogni livello corporeo possono manifestarsi e sedimentarsi blocchi emotivi, anche a livello muscolare, che li rimarranno finché non ne avviene la liberazione tramite tecniche manipolatorie e terapeutiche.

E non solo. Come grande anticipatore della Psicosomatica, Reich arriva alla conclusione che il cancro difficilmente può essere curato, ma che sicuramente può essere prevenuto, evitando di reprimere la sessualità dell’essere umano. L’orgasmo, negli studi di Reich, è l’atto liberatorio e riequilibratore più utile ed efficace a disposizione dell’essere umano. La sua repressione provoca malattie fisiche e nevrosi psicologiche, nonché disturbi anche gravi della personalità.

Reich evidenzia come i diversi tratti del carattere formano un’unica difesa contro le emozioni pericolose, o vissute dall’individuo, soggettivamente, come tali. Da questo punto di vista, anche un intervento psicoterapeutico o di aiuto, può essere vissuto come una minaccia, al quale opporre una resistenza. L’insieme di queste resistenze, o difese, furono definite da Reich appunto ‘corazza caratteriale’.

Le potenzialità che un counseling corporeo è in grado di liberare sono racchiuse nel “nucleo” della persona, mentre la “facciata” è in genere la maschera o stato esteriore che la persona usa per proteggersi dall’esterno. 

I percorsi possono anche non avere a che fare con l’orgasmo ma con azioni comunque “esplosive” come il colpire un divano o dei colpitori speciali, in sede esercitativa e in sessioni di coaching olistico e counseling olistico.

In generale, bisogna liberare l’essere umano dai blocchi e dalle falsità. La vita di relazione con gli altri, il dialogo interiore, e le relazioni personali, quando vissuti solo tramite la facciata, danno luogo ad un modo di vivere falso, non autentico, impoverito. Arrivare a liberare il “nucleo” della persona è quindi un grande atto di libertà.


[1] Tra le prime pubblicazioni originali, Reich, Wilhelm (1933), Charakteranalyse, German Edition, Farrar, Straus and Giroux. English edition: On Character Analysis, in The Psychoanalytic Review (1913-1957). Edizione Italiana: Analisi del Carattere, Edizioni Sugarco, 1996.

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