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Il metodo Deep Coaching prevede che un evento formativo e di coaching di durata “x” debba essere progettato tramite curve emozionali. Nei picchi alti di tali curve l’evento deve far vivere al partecipante esperienze emotive forti. 

Per “forti” non s’intende necessariamente “shoccanti” o traumatizzanti, anche se non sono esclusi casi di “shock experience” – esperienze d’impatto necessarie soprattutto a rompere la cintura protettiva di credenze (protective belt) che impedisce alle persone di aprirsi al cambiamento. 

Le esperienze sono tanto più forti quanto più riescono a contattare emozioni interiori in grado di smuovere le motivazioni. Sono ancora più impattanti quando prevedono azione diretta, coinvolgimento sensoriale del partecipante, l’uso di tutti i sensi e il coinvolgimento corporeo, il fare in prima persona e non solo ascoltare o vedere.

Un esempio: dover compiere un’azione bendati, fidandosi solo della guida del coach, e dover camminare, muovere il busto o le braccia in un percorso che prevede ostacoli, fa uscire allo scoperto l’importanza del legame comunicativo tra coach e cliente, o tra leader e collaboratori, e sensibilizza enormemente sul bisogno di intendersi comunicando. Spesso, togliendosi le bende, si prova un senso di sollievo, ma da quel momento in avanti, il legame si è fatto più solido, gli errori comunicativi più chiari, e la comprensione dell’importanza della comunicazione umana sarà aumentata.

L’etica del formatore attivo e del coach deve intervenire per capire quale sia la soglia tra intervento positivo e intervento shoccante fine a sé stesso, inteso come qualcosa che non aiuta ad evolvere ma solo a “fare fumo”. 

In un training sulla negoziazione, venire “messi al muro” da un negoziatore esperto e abile può generare emozioni negative forti, e aprire le porte del desiderio di acquisire nuovi strumenti e migliorarsi. 

Ancora, emozioni forti possono essere suscitate da un video, da una esperienza nella natura, da una fase di meditazione, da un esercizio teatrale, o altri passaggi del training. Si possono creare situazioni di lavoro under stress sia fisico che psicologico, o al contrario di rilassamento e meditazione profonda.

Per esperienze emotive non si intende qualcosa di fantasmagorico fine a sé stesso, ma qualcosa di esperienziale e partecipativo, che coinvolga il soggetto.

Coinvolgimento emotivo

Quanto più il Coach o Formatore saprà toccare e attivare emozioni profonde, tanto maggiori saranno le possibilità che il training, la consulenza o ogni altro intervento sia in grado di penetrare nell’animo e nel vissuto personale o organizzativo. 

Azioni di cambiamento che non sollecitano le emozioni hanno scarsissima possibilità di impatto.

Il cambiamento positivo viene favorito dai seguenti fattori:

  • attivazione (arousal) del partecipante verso i temi di intervento e le azioni di cambiamento;
  • alternanze emotive (elasticità emotiva): sollecitazione dell’arousal (attivazione emotiva) verso più stati emotivi, saper toccare diversi aspetti della sfera emotiva in relazione all’intervento (es: disgusto per…, amore per…, noia verso…, rabbia contro…, compassione per…). 
  • esperienzialità emotiva diretta, favorita da azioni in cui il soggetto possa esperire emozioni basata su brani di azione diretta, partecipata, vissuta in prima persona;
  • coinvolgimento sensoriale, psicomotorio, azione diretta, lavoro in prima persona.

Il cambiamento viene bloccato o ostacolato da:

  • scollegamento emotivo (mancanza di arousal) del partecipante verso i temi di intervento e le azioni di cambiamento;
  • dominanza di singoli stati emotivi (positivi o negativi);
  • emotività unicamente riflessa (riferita ad azioni altrui, come nella sola visione di materiali audiovideo), e non prodotta da azione diretta, agita e partecipata, atta a generare vissuti emotivi in prima persona;
  • scarso coinvolgimento psicomotorio, stasi, interventi monocanali.

Occorre quindi progettare quando e come far vivere al partecipante le esperienze emotive. 

A seconda dell’intervento, è necessario articolare un training program, un coaching program e un mentoring program che spazino in più aree emozionali, e alternino momenti di carica a momenti di scarica.

È necessario progettare eventi in cui l’attenzione e l’interesse non scendano mai sotto una soglia di noia. 

È necessario che il Change Agent, Coach, Trainer o terapeuta, sappia analizzare la situazione per verificare l’impatto sul campo e avviare azioni di modificazione istantanea o recupero emozionale.

“Credo profondamente che la compassione sia la strada non solo per l’evoluzione del pieno potenziale umano, ma anche per la sopravvivenza stessa degli uomini, dal concepimento alla nascita, alla crescita. Per questo dico che gentilezza e compassione sono la mia religione. Non c’è bisogno di filosofie complicate e nemmeno di templi. Il cuore è il nostro tempio.”

Dalai Lama

Il coinvolgimento emotivo può essere ottenuto tramite diversi strumenti, dai video al role-playing, dal dialogo Socratico (maieutica), dall’autonarrazione al lavoro sul body language di gruppo, dal working under stress sino all’azione di scavo interiore (drag) sul vissuto del partecipante, o – per agire su emozioni positive – i customer dreams, le proiezioni di self futuri (visualizzarsi ad occhi chiusi nel come vorremmo essere), e altre attività stimolanti.

La ciclicità della regia formativa è il senso da cogliere nel metodo. Non è fisiologicamente sostenibile vivere in costante stato di arousal (attivazione) ai massimi livelli, ma senza stati di arousal un percorso di cambiamento diventa improduttivo e noioso, e la noia non produce apprendimento e tantomeno evoluzione.

Un tema da valutare attentamente è il cosiddetto overreaching –un principio generale del funzionamento umano – qui applicato al piano emozionale. Per overreaching emozionale intendiamo una stimolazione che vada al di là della possibilità di gestione emozionale attuale del soggetto.

Come abbiamo già esposto nel libro Regie di Cambiamento, qui riprendiamo e approfondiamo il concetto:

L’abilità professionale del regista formativo consiste nel costruire azioni-stimolo dotate – verso il partecipante – di potere di sfida sufficiente, senza scivolare nel campo della frustrazione permanente. Le azioni-stimolo possono ricadere – in una classificazione semplificata – in uno dei seguenti punti:

  • zona di noia: lo stimolo è sottodimensionato, inutile, non coinvolge;
  • zona di comfort: azioni-stimolo che non mettono in crisi il sistema;
  • zona di sfida: azioni-stimolo che possiedono un grado di difficoltà, sfidano le competenze e risorse esistenti, ma risultano affrontabili e risolvibili con un certo grado di impegno;
  • zona di overreaching: “andare oltre”: le risorse del soggetto non sono sufficienti a raggiungere lo scopo assegnato, nemmeno con il massimo impegno; le capacità o energie vengono sfidate sino a trovarne la soglia, e viene a galla il proprio limite. Da evitare accuratamente nei casi che possono provocare traumi fisici o mentali.

Se applichiamo il concetto al fronte emozionale, valutiamo che le stimolazioni di overreaching emotivo possano essere adottate solo con stretta supervisione di un coach o terapeuta in grado di gestire i flussi di transfert e controtransfert che si producono in tali sessioni, saper rielaborare il materiale emotivo che emerge, e predisporre adeguati momenti di recupero successivo allo stress.

Principio del coinvolgimento partecipativo ed azione esperienziale

Cerco sempre di fare ciò che non sono capace di fare, per imparare come farlo

Pablo Picasso

Un evento formativo di durata x deve essere progettato tramite curve esperienziali-partecipative, tali da far vivere al partecipante sia (1) esperienze di lavoro su progetti (azione/active training) sia (2) fasi riflessive di assorbimento/sedimentazione/sistematizzazione. Occorre progettare quando e come alternare le fasi attive e le fasi di rielaborazione. È necessario articolare un training program che spazi attraverso più tools attivi, e alterni momenti di forte carica partecipativa a momenti di sistematizzazione e riflessione efficace.

Il grafico non deve trarci in inganno. La ciclicità di una curva non è statica o predefinita, ma è assolutamente da stabilire caso per caso. Potremo avere momenti di lunga durata dedicati alla fase esperienziale e momenti di breve durata per la sistematizzazione, o viceversa, ampi momenti di studio teorico affiancati a brevi ma importanti momenti di azione.